Questa produzione vuole rappresentare uno sguardo di attenzione speciale al mondo femminile ed in particolare al delicato tema della violenza sulle donne. Il racconto Zittita!, alla base di questa produzione esclusiva del Festival del Melologo, ha già vinto il premio internazionale di letteratura Penna d’autore, a Torino, il premio Città di Chieti, il concorso nazionale San Lorenzo, a Firenze, il premio internazionale Città di Grottammare, il premio internazionale di letteratura Athena Ars e ha ottenuto la menzione d’onore al premio internazionale “I fiori sull’acqua”, dedicato a Melania Rea. Il tema affrontato è appunto quello della violenza sulle donne, in ogni sua forma, fisica e psicologica, con particolare riferimento alla sfera professionale.

Abbiamo scelto di raccontare questa lotta di corpo e di anima in modo “alto”, unendo alla recitazione un’atmosfera musicale “sacra”, perché sacra è sempre la vita, e la vita di una ragazza “normale” che si affaccia alla speranza e al progetto di se stessa lo è ancor più. Perché per sconfiggere gli orchi dobbiamo armarci di tanta consapevolezza e forza interiore, perché San Giorgio siamo noi e il drago a volte basta poco per farlo sparire dalla nostra vita.” (Sonia Grandis)

 

Il racconto, alla base di questa produzione esclusiva del Festival del Melologo pone lo sguardo sul mondo femminile, rappresentato in tutta la sua fragilità, in antitesi alla forza che deriva dai soprusi subiti nella sfera sentimentale, come in ambito professionale. Il titolo è emblematico di una condizione di inferiorità sociale che, nonostante le battaglie di rivendicazione dei diritti e posizioni nella scala gerarchica, caratterizza ancora il mondo del lavoro e condiziona i rapporti interpersonali tra uomo e donna. Il racconto si snoda sulla traccia di una narrazione cruda, intrisa di violenza e soprusi, perpetrati in modo subdolo e meschino tra le mura di un ufficio: un’opera fuori dalle righe, incisiva ed efficace nella sintesi di un dramma personale, quello vissuto dalla protagonista del racconto, che si tramuta in violenza psicologica e in un esercizio improprio del potere, tipico di una certa gerarchia maschilista. L’opera tratteggia i contorni di un capo-padrone, animato da smania di possesso e sete di dominio, che fa proprio il ricatto morale per alimentare la nevrosi del suo ego, forte della posizione di predominio che riveste.